STORIA DELLA KTM





                  Dalla fondazione agli anni ’70

La data con cui viene identificata la nascita della Ktm si fa risalire
ufficialmente al 15 marzo 1953, giorno in cui, alle cinque del mattino, i
primi tre prototipi della motoleggera modello “R100” vengono spediti
alla Fiera di Primavera di Vienna.
Ovviamente, poiché questi eventi hanno sempre alle spalle molti anni di
impegno e di sacrifici, anche in questo caso c’è una storia non ufficiale
che risale addirittura al 1934, anno nel quale Hans Trunkepolz, fondatore
del marchio, aprì un’officina meccanica che, malgrado le vicissitudini
della seconda guerra mondiale, visse e crebbe per 19 anni, fino a
diventare una vera e propria casa costruttrice, sia pure di minime
dimensioni.
D’altronde questa è una storia comune a molte altre piccole aziende in
Europa in quanto, alla ripresa della vita civile dopo la triste parentesi
bellica, la motorizzazione individuale divenne indispensabile per
sopperire alle ovvie deficienze dei trasporti pubblici.
In un momento in cui il boom delle case automobilistiche era ancora
lontano, vista la generalizzata situazione di ristrettezze economiche ed i
costi allora elevatissimi delle vetture, la mobilità privata fu caratterizzata
dal progressivo diffondersi di biciclette a motore, motociclette di piccola
cilindrata e scooter di ogni tipo, che divennero così il simbolo della
rinascita, trasformandosi poi nei decenni successivi in icone di libertà, di
divertimento, di evasione dalla monotonia e di giovanilismo.
E’ questo il segreto che, unito al prestigio ottenuto per gli innumerevoli
successi ottenuti sui campi di gara dei cinque continenti nel corso di oltre
cinquant’anni, ha reso la Ktm nota in tutto il mondo, facendola diventare
un oggetto ambito ed ammirato non solo dagli appassionati e dagli
addetti ai lavori, ma anche da un pubblico molto vasto composto di
persone non necessariamente esperte nelle due ruote a motore.
Oggi la Ktm è rimasta l’unica fabbrica di motociclette esistente in
Austria e rappresenta degnamente il prestigio del vecchio continente, in
quanto è il maggior costruttore d’Europa di moto fuoristrada, e in questo
settore di mercato la sua produzione è numericamente inferiore solo ai
colossi giapponesi.

Il fondatore Hans Trunkepolz (1909-1962) proveniva da una famiglia
nota in Austria già dal sedicesimo secolo. La sua passione per la
meccanica gli era stata trasmessa dal nonno Wenzel Trunkepolz (1850-
1935) e dal padre - omonimo - Hans (1884-1956).
Le prime due lettere dell’acronimo Ktm derivano dalle iniziali dei
cognomi dei due soci, Ernst Kronreif e Hans Trunkepolz, mentre
l’ultima lettera si identifica con l’iniziale della cittadina di Mattighofen,
in cui nasce e si sviluppa l’azienda.
La fabbricazione in serie delle moto inizia con venti dipendenti ed una
produzione di tre pezzi al giorno, che, dopo un anno, aumenteranno del
doppio. Inizialmente i motori non vengono prodotti autonomamente, ma
vengono forniti da ditte esterne. Il potenziale del mercato delle
motoleggere è in crescita e le prospettive di sviluppo sono rosee.

Hans Trunkepolz viene subito affiancato nella conduzione dell’azienda
dal figlio Erich (1932-1989), che porterà il marchio a raggiungere fama
in tutto il mondo. Entrambi sono grandi appassionati di motori, e quindi
sembra ovvio che abbiano intenzione di dimostrare l’efficienza dei loro
prodotti prendendo il via a molte gare. E’ proprio Erich, nell’anno di
fondazione, a portare alla vittoria un suo mezzo nella corsa su strada di
Andorf (35), e nelle successive gare di campionato austriaco altri piloti
(Ernst Kussin, Erwin Lechner, Alois Hoffmann) fanno compagnia al
titolare nella conquista dei primi allori.
Il 1954 è caratterizzato da una importante evoluzione, perché si registra
la vera e propria trasformazione, da semplice officina di riparazione e
ricambi a casa motociclistica a tutti gli effetti. Già al secondo anno di
attività si registrano importanti successi sportivi e si assiste al lancio di
un nuovo modello, il Tourist 125, con soluzioni tecniche all’avanguardia
per l’epoca.
“La casa motociclistica KTM di Mattighofen è in piena fase di sviluppo,
lo dimostrano chiaramente i modelli eleganti e oltremodo economici
presentati alla Fiera di Vienna: la R100, la R100 Luxus e la R125
Tourist” .
Nello stesso anno si portava a termine un’operazione a cavallo fra
l’agonismo e l’avventura: la spedizione “Parigi-Vienna non stop” con tre
R125 Tourist rigorosamente di serie, con una percorrenza di 1278
chilometri e una media oraria di 70 all’ora, che con le strade di allora è
da considerare una vera e propria impresa.
Nel 1955 l’azienda diventa una società in nome collettivo, i dipendenti
sono già 170 e la produzione mensile si attesta sui 500 pezzi al mese.
Nasce il primo scooter, denominato Mirabell, e la casa coglie il primo
successo in una gara al di fuori del confine, in Germania. Si registra
anche il debutto di una squadra di piloti austriaci su moto Ktm alla Sei
Giorni Internazionale, gara che negli anni assumerà estrema importanza,
fino a diventare un vero e proprio campionato del mondo a squadre di
regolarità (37).
Fino alla fine degli anni ’50 si susseguono numerose novità tecniche,
dalla produzione del primo scooter al mondo con cilindrata di 50 cc.,
denominato Mecky, al modello Mustang, uno fra i primi mezzi specifici
per il motocross, al modello stradale Tarzan o a quello da turismo
Trophy.
Prosegue con grande passione l’impegno nelle competizioni, orientato
specialmente entro i confini nazionali, con il pilota di punta Erwin
Lechner, sia nella velocità che nel fuoristrada, specialità che proprio in
quegli anni comincia a conquistare le simpatie degli appassionati.
I primi anni ’60 confermano l’importanza della casa con il
raggiungimento di importanti traguardi. Oltre a presentare nuovi modelli
come il ciclomotore Schweizer Mofa, lo scooter Ponny ed il Comet,
modello di ciclomotore con caratteristiche sportive, si toccano cifre
 rilevanti: nel 1963 uscirà dalla fabbrica lo scooter numero 50.000,
mentre il ciclomotore economico Schweizer Mofa toccherà i 10.000
pezzi venduti. Inoltre l’azienda differenzia la produzione iniziando la
fabbricazione di biciclette, mirata specialmente al mercato statunitense,
mentre le esportazioni delle moto toccano ben 24 paesi. Nel 1964 si
schiera per la prima volta una squadra ufficiale, che sarà impegnata in
gare nazionali ed internazionali.
Nella parte centrale degli anni ’60 continua l’offensiva commerciale con
il consolidamento delle esportazioni, in particolare negli Stati Uniti, e nel
1966, dopo solo due anni dalla presentazione, il modello Comet
raggiunge la lusinghiera cifra di 10.000 pezzi venduti, oltre a ben
figurare nelle competizioni dedicate ai mezzi di cilindrata ridotta.
Dal rapporto privilegiato con il mercato statunitense nascerà e maturerà
la svolta sportiva della casa, che tanta gloria porterà a Mattighofen:
l’importatore americano, John Penton, appassionato di motocross, da
anni cercava un mezzo sportivo di buon livello, con caratteristiche di
compattezza e di affidabilità. Questo desiderio si incrociò con la forte
volontà di Erich Trunkepolz di ampliare la gamma di moto sportive di
media cilindrata, tipologia che ancora latitava nel catalogo della sua
azienda.
“Mister John Penton, 46 anni, rivenditore di motociclette di Amherst
nello stato federale USA dell’Ohio, si è recato nell’autunno 1967 in
Europa, per trovare a Milano la sua moto. Da oltre vent’anni in affari e
più volte unico rappresentante degli Stati Uniti alle Sei Giorni
Internazionali in Europa, non aveva idee proprio molto precise su quale
doveva essere l’aspetto di una moto da poter essere venduta in America.
Così
 in occasione della Fiera Internazionale delle due ruote di Milano
 si è imbattuto nello stand della Ktm, dove ha trovato il giusto interlocutore
con cui parlare sulla stessa lunghezza d’onda: Erich Trunkepolz di
Mattighofen. Il capo della famosa casa produttrice di motociclette
austriaca sale infatti ancora oggi in sella ai suoi prodotti, che per lui
rappresentano qualcosa di più del mezzo con cui dà lavoro a 200
dipendenti” .
E’ scoccata la scintilla: proprio in occasione di questo incontro Penton
ordinerà alla Ktm 1000 moto, che verranno prodotte su specifiche
tecniche richieste dal geniale americano e che saranno denominate
Penton Six Days 125. Alla fine del 1968 la produzione di questo
innovativo modello toccherà la ragguardevole cifra di 3000 pezzi. La
riprova della bontà di questo mezzo verrà confermata dai buoni risultati
riportati dai piloti americani ed austriaci in sella alle Ktm alla 43° Sei
Giorni Internazionale, svoltasi in Italia, a San Pellegrino, in provincia di
Bergamo.
“La medaglia d’argento di Stuhlberger, l’unico partito su Ktm nella
classe 50 cc, avrebbe potuto essere un oro. Non si deve dimenticare che
la Sei Giorni di quest’anno ha ricevuto il titolo di prova del Campionato
Mondiale, e di conseguenza i piazzamenti degli austriaci devono
veramente essere considerati gloriosi. Erano inoltre presenti anche nove
moto Ktm-Penton, guidate dai piloti americani. La squadra Vaso
d’Argento USA B con moto Ktm-Penton ha ottenuto un considerevole
decimo posto fra le ventidue squadre iscritte”(39).
Le soddisfazioni per i buoni risultati sportivi non fanno dimenticare
l’importanza dell’innovazione anche nel settore produttivo tradizionale:
il 1969 vede l’uscita di due nuovi ciclomotori: il Cornett monoposto e
l’Hobby a trasmissione automatica, entrambi con un buon rapporto
qualità-prezzo, oltre al modello Comet 125 a cinque marce,
caratterizzato da una nuova forcella anteriore telescopica.
Dal punto di vista delle gare c’è una grossa novità: nell’ultimo anno di
questi mitici anni ‘60 la Ktm imparerà a parlare italiano. Infatti, oltre ai
lusinghieri risultati ottenuti alla 44° Sei Giorni svoltasi in Germania
(quattro ori, dieci argenti e due bronzi), la casa di Mattighofen
conquisterà il titolo italiano di regolarità classe 125 con Arnaldo Farioli,
che negli anni successivi diventerà importatore ufficiale delle moto
austriache. Anche in Finlandia si registra la conquista di un alloro
nazionale con il pilota Jouka Laaksonen, mentre negli Stati Uniti la
scuderia di John Penton si aggiudica ben 38 successi nell’altra specialità
del fuoristrada, il motocross.
Il decennio che decreterà fama mondiale a questo marchio inizia senza
grandi novità dal punto di vista della produzione di serie, con
l’affinamento dei mezzi di piccola cilindrata. La svolta riguarderà le
moto da competizione, che finalmente avranno quell’ampliamento di
gamma che si aspettava da tempo: nei primi mesi del 1970 i due
responsabili tecnici Siegfried Stuhlberger e Alois Morawetz portano a
termine la realizzazione di tre nuovi motori, rispettivamente di 175, 250
e 385 di cilindrata, mentre fino ad allora per i mezzi da gara la casa si era
avvalsa solo di propulsori di 125 cc. realizzati dalla casa tedesca Fichtel
e Sasch. Specialmente il motore 250 si rivela da subito molto
competitivo, così da conquistare il titolo austriaco di motocross con in
sella il pilota Manfred Klerr. E pensare che il primo schizzo di questo
motore era stato disegnato soltanto nel novembre dell’anno precedente!

Questa novità non si riversa immediatamente sul mercato, ma già
nell’autunno del 1971 la Ktm annuncia la produzione in serie del
modello 175 che, vista la costante e preziosa collaborazione fornita
dall’importatore americano, viene denominata Ktm-Penton 175, sia in
versione da motocross che da regolarità, e la cui caratteristica peculiare
sarà appunto il motore interamente realizzato in casa. Nel 1971 i titoli
nazionali austriaci di motocross diventano due, e due sono anche le
vittorie nel campionato italiano di regolarità con i piloti Farioli e Ferrari,
mentre si registra il debutto nel campionato mondiale di motocross, per il
momento solo in due appuntamenti.
La qualità delle moto sportive di Mattighofen veniva recepita
dall’ambiente: di conseguenza molti piloti si dotavano di questi nuovi
mezzi, confermando l’intuizione della dirigenza Ktm che le moto
sportive di qualità non fossero soltanto un veicolo pubblicitario, ma
potevano diventare un’ottima fonte di guadagni.
Il 1972 registra lusinghieri traguardi dal punto di vista della produzione:
si raggiunge il prestigioso numero di 100.000 ciclomotori prodotti, il
Comet arriva a 50.000 esemplari, mentre le moto da competizione
superano quota 10.000. Anno di transizione nelle competizioni, dove non
si annoverano successi prestigiosi, ma continua la diffusione della marca.
Nel biennio successivo l’orientamento verso le competizioni è più
accentuato, sia per l’ampliamento della gamma racing che diventa
ancora più incisiva sul mercato, sia perché nel 1973 arrivano le prime
vittorie nel campionato mondiale di motocross grazie alle brillanti
prestazioni dei piloti russi Moiseev e Roulev. Questi primi successi non
si dimostreranno frutto del caso, dato che il 1974 sarà per la Ktm l’anno
del trionfo: per la prima volta la casa austriaca riuscirà a scrivere il
proprio nome nell’albo d’oro del campionato del mondo di motocross
nella classe 250, grazie alle prestazioni del suo pilota ufficiale Gennadij
Moiseev.
Buoni risultati anche nella regolarità: alla 49° Sei Giorni, che nel 1974 si
svolge in Italia, a Camerino, il medagliere finale registrerà 12 ori, 14
argenti e 13 bronzi per la Ktm.
Ormai la situazione sembra stabilizzata: l’azienda è ampiamente
consolidata e, rispetto ai primi anni, nei quali la produzione era orientata
quasi esclusivamente sui ciclomotori, ora è distribuita in modo più
omogeneo ed ha assunto maggiore importanza la gamma delle moto da
competizione, che hanno regalato all’azienda grande lustro e notorietà in
tutto il mondo. Questa tendenza positiva proseguirà fino alla fine degli
anni ’70, con l’impegno multiplo nelle tre classi del motocross (125, 250
e 500) e nel campionato europeo di regolarità, che di categorie ne ha
addirittura sette .
Con questo schieramento di forze i risultati non tardano ad arrivare: nel
motocross correre nelle tre categorie è uno sforzo che a volte può
sembrare dispersivo, ma non impedirà di conquistare per ben due anni di
fila, nel 1977 e nel 1978, il prestigioso alloro della classe 250, sempre
grazie a quel russo forte e tenace che aveva già raggiunto il tetto del
mondo nel 1974, Gennadij Moiseev.
La partecipazione agli altri campionati porta lusinghieri piazzamenti, che
però non si trasformeranno in risultati di vittoria iridata.
Nell’europeo di enduro, invece, sono proprio i piloti italiani a regalare le
vittorie più importanti: Gritti si aggiudica la classe 250 nel 1975, la 125
nel 1976 e ancora la 250 nel 1977, Andrioletti conquista
consecutivamente la 175 nel biennio 1976-1977 e la 350 4T nel 1978, la
500 è vinta da Testori nel 1974 e da Croci nel 1978, mentre Taiocchi
prevale nella 350 4T nel 1979. La Sei Giorni non è da meno, ma
essendo principalmente una competizione per nazioni e non per marche
la vittoria viene conquistata da squadre nazionali che hanno mezzi
differenti. Comunque la Ktm si fa sempre onore, e nel 1978, ad esempio,
coglie una vittoria prestigiosa nella graduatoria delle squadre ufficiali
con la compagine della Germania e conquista la classe 125 con
Strobenreuther, mentre nel 1979 Gritti nella 125 e Taiocchi nella 350 4T
portano alla vittoria la casa di Mattighofen.





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