direzione MOTO GP Assen 28 GIUGNO 2008

La cronaca di un viaggio

Vi sono diversi motivi che possono andare a far prendere una decisione nella vita, ma quando le decisioni sono strambe anche i motivi possono vacillare, diventare timide giustificazioni oppure sparire completamente.
L’avventura che vado a raccontare è maturata lentamente ed inesorabilmente nelle menti di quattro amici che sono accomunati dalla passione per la motocicletta e per i viaggi. La scusa era quella di assistere in vivo al moto GP alla pista olandese di Assen, ma l’obiettivo principale non dichiarato era quello di fare una zingarata in moto di qualche giorno e di divertirsi spensieratamente.

I protagonisti:

 Aldo, 54 anni, enologo su Honda Africa Twin 750



 Giorgio, 53 anni, imprenditore su Honda Africa Twin 650


 Lele (Gabriele), 54 anni, carrozziere su Honda 800 vfr



 Piero, 53 anni pittore decoratore su Suzuki 1000……



L’organizzazione.

La sfida è stata lanciata quasi per scherzo da Aldo e Lele,




motociclisti già collaudati a lunghi viaggi in Europa ed in Africa a bordo delle loro Honda. Durante la programmazione il giro non è stato pubblicizzato fra molte conoscenze, il gruppo si è “autoselezionato” tenendo conto del carattere delle persone, al loro spirito di adattamento, delle loro attitudini motociclistiche e, naturalmente, della loro simpatia…..
Una breve riunione qualche giorno prima di partire per decidere l’itinerario e le probabili tappe, ma non per dare definizioni precise. La scelta è stata quella di viaggiare “all’avventura”, cioè senza orari e programmi prestabiliti da rispettare. Non vengono prenotati alberghi, non vengono acquistati via e-mail biglietti per accedere alla gara del moto G.P…… Viene deciso solamente il giorno di partenza: giovedì 26 giugno nel pomeriggio, e quello del ritorno a Casteggio: domenica 29 giugno sera. In questo tempo si è percorso il tragitto fra Casteggio, ridente località dell’Oltrepò Pavese ed Assen in Olanda per assistere al moto GP mondiale e ritorno, permettendoci anche qualche piacevole deviazione….
Le nostre moto non hanno avuto bisogno di grandi preparazioni in quanto sempre curate e pronte a partire dopo aver fatto il pieno, comunque una controllata generale alle gomme, alle batterie e fanalerie ed al livello dell’olio è stata di prassi…. E poi Via!!!!!



Giovedì 26 giugno: Primo giorno.

Riposto appena qualche ora prima (gli impegni di lavoro sono assillanti per tutti) l’abbigliamento essenziale nei bauletti, indossato l’abbigliamento da viaggio, accertato di non avere dimenticato nulla, specialmente le fotocamere, il viaggio ha inizio in direzione nord nell’assolato ed infuocato pomeriggio del 27 giugno 2008.
Casteggio è oramai alle spalle. Sembra impossibile, ma tutti i pensieri di solo poche decine di minuti prima sono accantonati in un angolo di cervello e ricompariranno forse poi a motore spento…… E’ la magia della moto: non ti fa pensare.
Si passa da Milano e si fa la prima tappa a Chiasso appena dopo il confine italo svizzero per fare benzina e per ripristinare in fabbisogno idrico corporeo provato dal gran caldo che fa inesorabilmente sudare sotto il pur leggero abbigliamento estivo da viaggio. Acquistato da una simpatica inserviente di colore il bollino che consente il transito su tutte le autostrade elvetiche il viaggio procede verso nord. Obbligati ad una andatura fra i 90 ed i 130 km / h abbiamo modo di gustare un meraviglioso paesaggio, il lago azzurro che contrasta con i prati verdissimi e ben pettinati, le variopinte casette ordinate e ben distribuite sui pendii…. Sembra di essere in una fiaba. Si passa Lucerna, i suoi dintorni con gli ordinati paesini … poi il cielo inizia a non essere più sereno. Dopo qualche chilometro, prima di Basilea siamo costretti a fermarci per indossare l’abbigliamento antipioggia. Subito dopo un violento acquazzone inaugura e collauda questa attrezzatura (che in questo viaggio ci servirà moltissimo) ma che fa abbassare sensibilmente la temperatura; ora si viaggia bene. Imbocchiamo il tunnel del San Gottardo. Lo sbalzo termico è tale da farmi appannare immediatamente la visiera del casco e non solo, tolta la condensa da davanti aghi occhi con un gesto istintivo mi rendo conto che tutta la moto, il cupolino, il serbatoio, i parafanghi sono ricoperti da uno strato di umidità che scomparirà nel giro di qualche decina di secondi. Procediamo incolonnati a 70 km all’ora per tutti i 17 km del tunnel in un provvidenziale e piacevole di phon caldo che ci asciuga completamente. Riemersi a cielo aperto e viste le nuvole decidiamo di non togliere l’abbigliamento da pioggia. Proseguiamo verso la Francia. Il confine di stato viene passato senza controlli particolari e, dopo una breve sosta per verificare che tutto sia a posto si procede lungo una autostrada scorrevole ed abbastanza veloce (qui il limite di velocità è di 130 km/ora). Un rapido calcolo alla tabella di marcia e all’orologio ci fa decidere di fare tappa notturna in Alsazia, regione francese famosa per le cicogne e soprattutto per il buon vino. Il paesaggio è cambiato: i verdi pascoli svizzeri sono sostituiti ora da ampie distese pianeggianti che ospitano colture di grano, orzo, mais o verdi prati in cui ruminano tranquillamente dei bovini. Anche gli odori sono cambiati e sono perfettamente percepibili ed identificabili aiutati dall’umidità dell’aria, ora si avvertono sentori di fieno, di erba tagliata, ora di stalla… Una sosta veloce per un pieno di benzina e, lasciata alla nostra destra la cittadina di Colmar si punta su Strasburgo dove abbiamo deciso di sostare per la notte. Già l’aria imbruna e il cielo ritorna sereno. Passiamo accanto ad una fattoria sul cui tetto notiamo un nido di cicogna completo di abitante, i campi ora sono sostituiti dalle morbide colline coltivate a vigneto. Pinot bianco, pinot grigio, riesling, traminer, sauvignon….. Gli ultimi chilometri prima di entrare in Strasburgo vengono percorsi “alla bersagliera”, cioè con una andatura abbastanza veloce ma sicura, agevolata dal poco traffico e dall’ottima visibilità. Giorgio ed Aldo che precedono di pochi chilometri si fermano alle porte della città per ricompattare il gruppo e per cercare assieme una sede per la notte. Con il francese Aldo non ha problemi e, dopo aver chiesto informazioni ad alcuni autoctoni veniamo indirizzati verso la stazione ferroviaria, zona in cui ci sono numerosi alberghi per tutte le esigenze. La ricerca delle camere non ha particolari difficoltà e ricalca un copione che frequentemente si ripete: a parole tutti gli hotel sono al completo, ma l’alloggio si trova quasi subito… L’inserviente dell’hotel Ibis (il primo che intervistiamo) ci risponde infatti che le camere sono tutte impegnate e che è molto difficile, anzi, praticamente impossibile trovare qualcosa in zona; anche gli altri 5 Ibis della città (questa catena ha numerosi hotel in Francia ed è molto conosciuta) sono tutti completi, perciò, secondo lui occorrerebbe uscire dalla città e cercare qualcosa in periferia…. Non desistiamo, lasciamo le moto nello stesso parcheggio con Lele e Piero di guardia e con Giorgio vado a chiedere ad un albergo a pochi passi, ubicato in un vicolo secondario dove troviamo e confermiamo una stanza da quattro posti semplice ma pulita. Di fronte all’albergo c’è un ristorante col cui titolare diventiamo subito amici; abbiamo la sua promessa di poter cenare se non facciamo troppo tardi (sono ormai le 22.30) ed otteniamo il permesso di parcheggiare le moto nell’area di marciapiede una volta che avrà tolto i tavolini. Buttiamo i bagagli in camera e siamo subito da lui. La gradita cena è composta da una grigliata di carne di diversa provenienza ed innaffiata con ottima birra (l’enologo aveva precedentemente esaminato le scorte di vino del ristorante e non le aveva ritenute idonee). L’ambiente è tipico francese, seduti al nostro tavolo, sotto un cielo oramai completamente stellato di una sera fresca e senza vento, con la pancia piena stiamo divinamente. Ingaggiamo discorsi con il cameriere che parla un italiano essenziale e dal quale abbiamo anche informazioni su come poter raggiungere il vicino centro storico a piedi. Due passi dopo cena sono d’obbligo per la digestione e per visitare la famosa cattedrale simbolo dell’arte gotica. Il ritorno in albergo spolvera vari ricordi del servizio militare, in un bagno \ doccia più da indossare che da abitare ci alterniamo prima di metterci in branda. A letto i discorsi sono inizialmente accesi ma affievoliscono man mano che ci addormentiamo….

Venerdì 27 giugno: secondo giorno.

5.30, l’ora è presta ed il cielo promette una giornata non molto serena. La seconda occhiata va alle moto che giacciono ancora ordinate nel marciapiede sottostante. Ci si prepara alla partenza, l’obiettivo è quello di arrivare ad Amsterdam nel primo pomeriggio per poterci godere la città ma…. Giorgio non trova il suo casco. La sera prima lo ha appoggiato e dimenticato vicino alla moto sul marciapiede ed ora non c’è più. Nel tentativo di ritrovarlo intervistiamo il portiere dell’albergo e l’amico ristoratore con esito negativo. Non ve ne è più traccia. Non ci resta che attendere l’apertura dei negozi alle 9.00 per acquistarne uno nuovo. Dopo esserci informati su dove trovare un rivenditore di accessori per moto sfruttiamo questo tempo per visitare la città che si sta svegliando. Come tutte le stazioni delle grandi metropoli anche quella di Strasburgo vede ogni mattina un cospiquo sciame di lavoratori pendolari che arrivano dalla periferia. Sono veloci, silenziosi e determinati, invadono pacificamente la città per scomparire nei loro uffici ai posti di lavoro. Lungo il fiume e poco distante dal concessionario Piaggio oggetto della nostra meta troviamo una pasticceria nella quale facciamo colazione con ottimi croissant ancora caldi e del caffè che, nonostante le raccomandazioni fatte da Aldo al barista ci fa un po’ sospirare al ricordo di quello italiano. Purtroppo è molto difficile gustare un buon caffè in Francia. Alle nove esatte il negozio alza la serranda e Giorgio può entrare, ne esce dopo venti minuti con un fiammante Nolan.
L’imprevisto non ci ha contrariato più di tanto; abbiamo avuto modo di visitare la città in una splendida mattina di sole ma purtroppo abbiamo fatto tardi di tre ore. Lasciamo Strasburgo alle 9.40 circa diretti ad Amsterdam.
Anche questa tappa vede paesaggi vari e piacevoli. Ai vigneti alsaziani si succedono ora i paesaggi della Lorena, campi coltivati e pascoli con giumente. Usciamo dalla Francia ed entriamo in Belgio, un veloce passaggio in Lussemburgo dove le code ai pochi distributori ci fanno capire che in questo stato il prezzo dei carburanti è particolarmente conveniente (naturalmente ne approfittiamo). Il cielo è caratteristico di questa parte del nord Europa: nuvole bianche come schiuma che si scuriscono dove sono più dense fino a raggiungere colorazioni grigio topo. Corrono velocemente lasciando ogni tanto vedere pezzi di cielo sereno ed azzurro intenso. Percorriamo le stupende autostrade dei Paesi Bassi. Sono gratuite, ben curate e con i lampioni posti a fianco delle carreggiate vengono illuminate interamente dal calar fino al sorgere del sole. Un bell’esempio di efficienza e tecnologia. Ci avviciniamo alla nostra meta ed entriamo in Olanda. Salutiamo i primi mulini a vento in un paesaggio piatto e verde sotto un cielo non perfettamente pulito che ci offusca il sole. Abbiamo viaggiato tutto il giorno fermandoci ogni 200 km per fare rifornimento ma purtroppo il ritardo accumulato in mattinata non è stato recuperato, anzi… entriamo in Amsterdam che sono oramai le otto di sera. Ci orientiamo con un cartellone che riporta la mappa della città e ci dirigiamo verso il centro. La città è un turbinìo di biciclette. Ve ne sono ovunque e chi le usa pedala di buona lena. Molte sono dotate di un portabagagli anteriore che viene usato quasi sempre per trasportare un bambino. Guardo affascinato questo carosello a pedali che mi gira attorno e mi viene alla memoria una curiosità: la bici è il mezzo urbano di trasporto più usato nei Paesi Bassi ma è anche oggetto di numerosi furti, tanto è che i lucchetti che servono a bloccarle costano a volte più del veicolo che assicurano.
Al primo tentativo troviamo in centro città un bell’hotel in cui riserviamo due camere doppie per la notte. La via dove alloggiamo è molto caratteristica: con alberi, qualche scalino per dare accesso alla porta del nostro hotel e delle abitazioni e, naturalmente, tanti anelli ai muri per legare le biciclette. Vi sono anche alcune cunette limitatrici della velocità che inducono i piloti delle Africa Twin a fare qualche salto….
Le camere sono comode e confortevoli, vi si accede al primo piano salendo una scala in legno ripidissima che ci fa fare qualche simpatica considerazione immaginando di tentare di risalirla in stato di ebbrezza…. Una doccia lava la stanchezza e siamo pronti per la cena. L’appetito ci rende un po’ nervosi ed impazienti ma per fortuna in questa zona vi sono numerosi ristoranti, alcuni ancora molto frequentati. La non dimestichezza con la lingua inglese ci orienta verso un ristorante italiano. Il simpatico patron pugliese ci riserva un’ottima accoglienza pur dichiarando di non riuscire più ad esprimersi al massimo del suo menù perché ha terminato alcuni ingredienti. Dopo aver percorso 600 km praticamente senza mangiare, non ci formalizziamo e demandiamo a lui l’incarico di proporci il massimo che può dare nel minor tempo possibile…..
Ottima cena. Salumi, verdure grigliate, formaggi appetitosi ed una superba tagliata, il tutto innaffiato da buona birra locale. E’ quasi mezzanotte quando usciamo. Purtroppo l’inconveniente della mattina ci ha fatto perdere del tempo che avremmo potuto dedicare alla visita della città. A quest’ora l’unico prodotto caratteristico che si può vedere sono le famose vetrine….
Un taxi ci scarica nel quartiere a luci rosse che, nonostante la tarda ora è ancora sovraffollato da turisti che parlano tutte le lingue. Un rapido tour ed una considerazione unanime: a distanza di qualche anno, da quando questo quartiere era stato visitato la prima volta, i turisti non sono diminuiti ma le “attrazioni” sono più che dimezzate, segno di una cosa che sta finendo. Ma l’ora è ormai tarda e si fa sentire sulle stanche membra. Un taxi condotto da un extracomunitario che non ha molta dimestichezza nella guida ci riporta, fra i sobbalzi ed i fuorigiri del motore, all’albergo dove appena toccati i letti iniziamo tranquillamente ed immediatamente a russare.

Sabato 28 giugno: terzo giorno.

Piero è sempre il primo a svegliarsi. Ha un orologio naturale che gli fa sempre anticipare la sveglia di cinque minuti. Sono le sei e l’appuntamento con Lele e Giorgio è fra un’ora… Non è molto incoraggiante alzarsi la mattina con il programma di percorrere 250 km in moto, avvicinarsi alla finestra per vedere che tempo fa e scoprire che piove a dirotto…. Unico conforto è il Piero che, serenamente e con molta sicurezza afferma che è un tempo normale per queste regioni, e che a mezzogiorno splenderà il sole. Sorrido ma in cuor mio sono ancora preoccupato.
Ci incontriamo alle moto alle 7.00 precise e, visto il tempo, decidiamo di cedere alla gola e di andare a saccheggiare il fornito banco della prima colazione che la pensione ci mette a disposizione. Tutto il cibo è molto gradevole, ma il caffè ci fa rimpiangere per un attimo la nostra Patria. D’altronde è così. La attrezzatura antipioggia è indossata al completo ed alle 7.30 si parte. La prima parte del viaggio vede la grande città ancora dormiente, ma man mano che viaggiamo ci rendiamo conto di non essere soli. Inizialmente solo alcune moto, ma via via che procediamo siamo accompagnati da una sempre più folta schiera di veicoli a due ruote che procedono nella nostra stessa direzione. E’ una strana e fantastica sensazione, ora facciamo parte di un pacifico e rombante esercito diretto verso una unica meta. La tappa al distributore per il rifornimento richiede oltre trenta minuti di coda ma ci da la possibilità di familiarizzare con motociclisti che giungono dalle diverse parti di Europa, Francia, Spagna, Germania e, naturalmente Olanda. Ci avviciniamo alla nostra meta e le motociclette sono talmente tante da farci procedere in colonnati ed a passo d’uomo. L’appartenere a questo straordinario fiume pacifico ci fa dimenticare la noia dell’incolonnamento ed il disagio della pioggia, ora forte e battente, ora fine fine. Naturalmente l’orario previsto di arrivo al motodromo non viene rispettato. Gli ultimi chilometri sono percorsi a passo di lumaca in corsie preferenziali create per noi. Entriamo al motodromo e veniamo convogliati in immense piazze parcheggio. Dopo aver abbassato finalmente il cavalletto della mia Africa Twin vedo nella piazza uno spettacolo inimmaginabile; un mare di motociclette parcheggiate ed un altrettanto lento fiume di veicoli a due ruote che sopraggiunge. Sorprendente. Con un rapido calcolo mentale ne conto circa 35000. Sta smettendo di piovere. Mentre entriamo sentiamo i motori delle 125 che girano in pista a pieno regime. I biglietti disponibili sono solo per le libere postazioni sui prati circostanti la pista: non abbiamo nemmeno l’imbarazzo della scelta…. La pista è concepita molto bene, con ampi argini di terra circostanti l’asfalto e tanti maxischermi dai quali si seguire la competizione attraverso le riprese televisive. Trovato senza fatica una postazione ottimale occupiamo il tempo familiarizzando con gli altri appassionati e consumando un frugale pasto. Non piove più da oramai un paio di ore ed il timido ma caldo sole ha asciugato l’asfalto. Man mano che si avvicina il momento della partenza si avverte nell’aria una strana sensazione…come se il nervosismo e la concentrazione dei piloti contagi chi gli è attorno… E’vero che assistendo queste gare in TV si ha una visione globale ed istantanea della situazione, ma l’euforia di certi momenti, vissuta in diretta e contemporaneamente da migliaia di persone è una sensazione unica ed impagabile.

Finita la competizione decidiamo di lasciare defluire la prima grande ondata di traffico. Ci intratteniamo alle tribune (che intanto sono diventate accessibili) dove assistiamo ad alcune stupefacenti esibizioni in pista di piloti che paiono funamboli da circo. Sono passate circa due ore dalla fine della gara. Siamo ancora in molti e buona parte dei presenti ora ha motivi di equilibrio sulle gambe ed esigenze di rimanere ancora per smaltire le dosi di birra ingerite. Tentiamo una partenza e siamo immediatamente incolonnati. Procediamo a passo d’uomo per alcuni chilometri. Siamo parte di un multicolore fiume di motociclette che defluisce lentamente. A lato della strada l’entusiasmo delle persone (per lo più ragazzi) che ci vede sfilare è tanto, molti invitano ad accelerare per udire i rombi dei motori, alcuni allungano la mano per scambiare con la mia una “cinque” di saluto. La coda è lenta e faticosa e ci induce a fermarci in un autogrill dove nell’attesa consumiamo una piccola colazione (ottime le salamelle cotte sulla brace) ed Aldo ne approfitta per una piccola manutenzione. Un’ora circa e ci rimettiamo in cammino. Il traffico scorre decisamente più velocemente.
Come sempre non abbiamo una meta fissa ma ci prefiggiamo di percorrere più strada possibile entro sera per poter avere più agio domani. Passato il confine entriamo in Germania, il cielo comincia ad imbrunire ma la mancanza di traffico e soprattutto quella dei limiti di velocità ci permettono di percorrere molti chilometri in un tempo relativamente breve. Siamo a Colonia verso le undici di sera, ci fidiamo dell’istinto e ci avviciniamo ad una pensione per chiedere ricovero. La simpatica signorina che ci accoglie in camicia da notte parla spagnolo (?), ci assicura della disponibilità delle camere ed avvisa telefonicamente lo zio che verrà a consegnarci le chiavi. Una decina di minuti di attesa ed ecco arrivare in scooter il patron della pensione, è impressionante la sua somiglianza con Aldo Fabrizi, nella mole, nelle espressioni, nell’aspetto e nei movimenti. Purtroppo non parla romano e tantomeno italiano. A parole ed a gesti riusciamo a intenderci. Parcheggiate le moto sul marciapiede decidiamo, pur essendo l’ora tarda di fare un piccolo tour della città. Ne valeva la pena. Il duomo stupisce per la sua imponenza, ma visto illuminato da variopinti colori evidenzia ancor di più la sua immensa mole. Un panino, una birra (o due) e poi…. A dormire! La sveglia sarà fra poche ore.

Domenica 29 giugno: quarto giorno.

Sono praticamente svenuto appena ho toccato il letto ma al richiamo della sveglia sono in piedi. Piero naturalmente mi ha anticipato ed è già quasi pronto. È una bella mattina, il sole spiega già i suoi raggi che illuminano e scaldano la città ancora addormentata. Sistemati i bagagli si parte. Le vie sono deserte, passiamo il ponte sul Reno e ci dirigiamo verso sud. Da questa posizione leggermente sopraelevata possiamo dare un ultimo sguardo alla città ed al magnifico duomo che emerge maestoso sovrastandola. Nonostante il sole splendente l’aria è frizzante e devo fermarmi per indossare una felpa sotto alla giacca. Il paesaggio è meraviglioso, pascoli verdissimi si alternano a rigogliosi boschi altrettanto verdi. L’autostrada corre armoniosamente su dolci colline collegate da imponenti cavalcavia. La sosta per la colazione è fatta in un autogrill in mezzo al verde dove possiamo assaporare delle ottime brioches fresche di forno (un velo pietoso sul caffè sul quale comunque avevamo perso speranza…). Si riparte verso casa, lasciamo Dusseldorf alla nostra destra, scendiamo e passiamo la città di Kastel in prossimità della quale vi sono colline ricoperte da vigneti tanto ordinati e verdi da sembrare giardini. Il viaggio procede velocemente agevolato dal poco traffico. Siamo in Svizzera verso il mezzodì; la temperatura è calda e ci smorza l’appetito ma una sosta all’ombra di verdi alberi in un clima torrido è accettata da tutti. Una bibita fresca, una telefonata a casa e si riparte. Il cielo però non è più limpido come prima e fa pensare ad un prossimo acquazzone. Infatti, prima del traforo del San Gottardo inizia una pioggerellina sottile che ci fa indossare per l’ennesima volta l’abbigliamento da pioggia. Pochi chilometri dopo piove molto forte e siamo costretti ad una fermata. Qui il gruppo decide di dividersi: Aldo deve essere a casa entro le 19 e decide di proseguire nonostante la pioggia. Giorgio lo accompagna. Lele e Piero attenderanno un poco, anche per riposarsi, promettendosi di proseguire appena l’intemperia diminuirà.
Il racconto prosegue seguendo i primi due, visto che chi scrive è uno di essi.
La pioggia è forte nel tratto montano prima del tunnel del San Gottardo ed a volte induce a transitare al minimo della velocità. Dopo il tunnel la precipitazione diminuisce, ma il cielo non promette nulla di buono, è praticamente buio come a sera e sono solo le 16! Basilea viene passata sotto una pioggia battente, unica tregua solamente quando passiamo nei tunnel. Stiamo viaggiando non sotto un temporale ma in una estesa perturbazione che alterna pioggia meno intensa a violenti rovesci. Finalmente il confine svizzero viene valicato e siamo in Patria. La pioggia cade ora con meno intensità ma nella direzione in cui siamo rivolti il cielo è nero. Percorriamo il primo tratto autostradale nazionale ed arriviamo al casello. Qui accade un episodio veramente spiacevole che evidenzia la sgradevolezza e la maleducazione che a volte caratterizzano alcuni operatori…. Le nostre moto sono incolonnate nella corsia adibita al pagamento con tessera viacard, Giorgio è davanti a me. La sua tessera non funziona, col citofono viene avvertito l’inserviente che però non risponde, passano alcuni minuti, la coda dietro di noi comincia a spazientirsi, decido i prendere il posto di Giorgio ma anche la mia tessera che non viene riconosciuta, chiamo l’operatore che, dopo diversi tentativi finalmente risponde:
“problemi?”
-Certo, l’apparecchiatura non legge le carte
“Togliti quel c…. di casco che non capisco un c….”
(hoibò, che professionalità, probabilmente ci ha scambiato per due ragazzini, ma ciò non giustifica questo colorito linguaggio, inoltre la visiera del casco è alzata e non altera minimamente la mia voce).
-Prego, può ripetere?
Nessuna risposta. Un ulteriore chiamata, nulla. La coda dietro di noi è lunga e giustamente indispettita, la decisione è presa: alziamo manualmente la sbarra e procediamo promettendoci, al momento in cui riceveremo comunicazione dalla società delle autostrade, di chiudere eventualmente il discorso con il poco simpatico operatore. Intanto il cielo si è fatto completamente buio e la pioggia cade intensa e regolare. Raggiungiamo Milano ed imbocchiamo la tangenziale ovest. Volutamente al casello successivo paghiamo con la viacard che viene regolarmente accettata. Procediamo lentamente per via della pioggia che è sempre più forte. A gesti, mentre guido, interpello Giorgio; decidiamo di andare avanti. Ma dopo qualche chilometro ci accorgiamo della gravità della situazione, la violenza della pioggia ed il vento aumentano sempre di più. Ora precedo Giorgio, siamo incolonnati in corsia di sorpasso, la colonna transita lentissima e compatta sotto una pioggia battente, tentare di rientrare per guadagnare un riparo sotto un ponte è pericoloso perciò decido di mantenere questa posizione, passo un cavalcavia ma non posso fermarmi, non vi è spazio laterale in corsia e con questa visibilità rischierei di farmi travolgere da qualche auto. Di nuovo sotto la pioggia che oramai è violentissima, procediamo tutti a passo d’uomo, ho i piedi rasenti l’asfalto per mantenere l’equilibrio durante le sferzate del forte vento laterale, non vedo nulla se non le luci di posizione del veicolo dinnanzi a me e quelle del mio cruscotto, istintivamente mantengo il motore a circa tremila giri e lavoro di frizione consapevole che un indesiderato arresto del motore potrebbe essere molto pericoloso……
Non so bene per quanto tempo siamo rimasti in questa situazione, forse per una decina di minuti, ma la concentrazione mi ha letteralmente distolto da ogni altro pensiero, anche dalla paura. Ad un certo punto la violenza dell’intemperia diminuisce, la visibilità aumenta e la colonna riprende velocità. Posso tentare lo spostamento di corsia senza rischi e mi sposto a destra. Guadagniamo l’uscita di Corsico per rifugiarci sotto il ponte del cavalcavia. Solo ora mi rendo conto che la pioggia cade ancora violentissima, eppure, al confronto di come pioveva prima adesso è un nonnulla, il vento è quasi cessato, il tornado è si sta allontanando. Sotto il ponte il suolo è coperto da 10 cm di acqua ed attorno a noi vi sono numerosi motociclisti che al nostro arrivo ci guardano stupiti pensando a come abbiamo potuto viaggiare sotto un simile inferno. Ci fermiamo per circa un’ora, fino a quando la pioggia non ha quasi cessato di cadere, intanto avvisiamo a casa del ritardo e che tutto va bene.
Riprendiamo la via del ritorno percorrendo la strada statale. Lo scenario che ci si presenta è desolante; il tornado ha danneggiato case, allagato cantine, sradicato alberi. Ovunque si vedono lampeggianti e si odono sirene….
Il tempestivo intervento della protezione civile ci apre qualche varco fra gli alberi caduti che ostruiscono la statale. Siamo gli unici mezzi in grado di transitare, tutto è bloccato. Superiamo una lunga coda di auto a Rozzano e lentamente ci avviciniamo al Paesello. Il temporale svanisce ed a Pavia l’asfalto è asciutto. Siamo a Casteggio alle 10,30 circa, il mio appuntamento è saltato ma ho una valida giustificazione che sarà data dai reportage televisivi del giorno dopo. Cerco di chiamare gli amici rimasti indietro ma non riesco a mettermi in contatto; non mi resta che attendere. Finalmente, dopo circa un’ora mi telefona Lele che è appena arrivato e che non ha potuto chiamarmi prima perché il suo portatile si è bagnato e non funziona più. Con Piero ha schivato il tornado ma è comunque stato sorpreso un bell’acquazzone. Ci si scambia la buonanotte promettendo di ritrovarci al più presto. Quest’avventura oramai è un ricordo…..

Considerazioni .

 In tre giorni e mezzo, attraverso sei stati europei sono stati percorsi 2664 km di cui almeno 600 sotto la pioggia. Il viaggio è stato gradevole, spensierato e sereno per le persone che hanno sopportato con lucidità anche i momenti faticosi, nessun grave problema alle moto che si sono comportate egregiamente.
 È confermata la validità e la compattezza del gruppo, che è rimasto unito e d’accordo, ma soprattutto non ha mai commesso infrazioni o azioni spericolate tali da mettere a rischio l’incolumità propria ed altrui. Le ore di sonno non sono state molte ma la lucidità non è mai mancata, complice un poco di esperienza, una corretta alimentazione ed il buon senso.
 Certamente non è stata una passeggiata ma un viaggio abbastanza pesante fisicamente. Resterà comunque per ognuno di noi un piacevolissimo ricordo soprattutto l’esperienza umana vissuta assieme. L’affiatamento dei partecipanti, la loro adattabilità, disponibilità, simpatia, umanità ed amicizia sono stati i catalizzatori fondamentali del buon esito del raid.
 Una nota particolare anche all’abbigliamento ed agli accessori, essenziali ma efficienti, soprattutto le tute da pioggia ed i bauletti, che hanno garantito una tenuta perfetta all’acqua anche in condizioni molto critiche.
 Ed infine una nota dell’autore che ringrazia gli amici e spera di averli presto a fianco per un nuovo viaggio. Ha scritto queste memorie per il piacere di fissare un momento particolare vissuto assieme.
 Non vorrei inoltre che questo racconto sia interpretato come una forma di esibizionismo per una avventura che tale non è. Ai giorni nostri e nella situazione di riversa la nostra Patria la vera avventura la viviamo nella quotidiana arte di sopravvivenza nello svolgimento del nostro lavoro.
 Lo scritto è dedicato ai piloti protagonisti ed è di proprietà dell’autore e non può essere diffuso se non dopo previo accordo.

Meglio di questo scritto è il chiaro ricordo nelle nostre menti.

Casteggio, 17 agosto 2008





Assen – 28 Giugno 2008

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